Edilizia, ecco il regolamento unico

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Oltre 8mila, uno per ogni comune, e alcuni risalgono agli anni Trenta, generando “caos” e “incertezze”, così la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, parla dei regolamenti edilizi, in vista dell’accordo su un modello unico, uguale in tutta Italia. Intanto è stato fatto quello che definisce il “passo avanti cruciale”, grazie alla stesura di un mini-vocabolario per cui non ci saranno più fraintendimenti: veranda, tettoia o porticato avranno lo stesso significato, da Siracusa a Como.

Il nuovo e asciutto lessico degli immobili, fatto di appena 42 voci, è pronto già da febbraio e attende solo di essere allegato allo schema tipo di regolamento. Un calcio alla cosiddetta ‘buro-edilizia’ e un’arma contro l’abusivismo, l’hanno giudicato gli addetti ai lavori, gli architetti, sin dal primo momento, ovvero da fine 2014, quando la novità venne inserita nello ‘Sblocca Italia’. Poi nel 2015 è arrivata l’Agenda per la Semplificazione che ha dettato i tempi, innescando così, sottolinea la ministra, un meccanismo di “pressione e sollecitazione”. Per novembre 2015 doveva già essere stato firmato ma la scadenza non è stata rispettata e compare come uno dei pochi semafori rossi (6 su 66 verdi e 37 gialli) nell’ultimo monitoraggio di cui Madia dà conto intervenendo in audizione in commissione bicamerale sulla Semplificazione. Il lavoro sta andando avanti e nonostante il ritardo quel che c’era di “più impegnativo è stato fatto”, chiarisce Madia, precisando che “l’8 febbraio è stata licenziata la lista delle 42 definizioni uniformi e inderogabili, anche grazie al lavoro svolto dal ministro Delrio”.

Adesso, prosegue, “stiamo completando lo schema tipo, unico, che auspichiamo si concluda rapidamente”. Una rivoluzione vista la giungla di partenza: “ogni regolamento edilizio comunale detta definizioni diverse, perfino la nozione di superficie e il modo di calcolarla cambia da un comune all’altro”, spiega.

Insomma il restyling urge, basti pensare, aggiunge la ministra, che il regolamento della Capitale “risale al 1934”. Per mettere d’accordo tutti sulle definizioni base dell’edilizia è stato necessario “un processo lungo e impegnativo”, si legge nella stessa Agenda per la Semplificazione, ma ora l’Italia ha un glossario ufficiale che definisce voci sensibili come superficie, indice di edificabilità o altezza. E ancora, niente più ambiguità tra balcone (è aperto su almeno due lati e si sviluppa in senso orizzontale) e terrazza (realizzata a copertura di parti dell’edificio), tra pensilina (priva di sostegni verticali) e tettoia (poggia su una struttura aperta), tra loggia (non sporge a differenza del balcone) e portico (al pian terreno). Almeno sulla carta è già così, per trasferire le regole sulla pietra, o meglio sul ‘mattone’, manca quindi solo l’intesa sullo schema di regolamento, in cui stabilire gli spazi di manovra da lasciare nelle mani degli enti locali.

Fonte: ANSA

edi

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