Non solo formaggi, vino e altre prelibatezze dell’agroalimentare nostrano, ma anche abbigliamento, calzature, cosmetici, piccola pelletteria, farmaci, occhialeria, ricambi d’auto, gioielli e bigiotteria, parti meccaniche, valvole e chi più ne ha più ne metta: ogni prodotto made in Italy potrà essere tracciato con un’etichetta da leggere via smartphone che ci dirà come è stato realizzato, dove è stata presa la materia prima, dove è stato fabbricato e da chi.
Primo via libera alla Camera per la proposta di legge sulla tracciabilità del made in Italy che punta a combattere la contraffazione, un fenomeno che ci costa oltre 5 miliardi l’anno. Il testo, approvato a Montecitorio con la sola astensione di M5S e senza voti contrari, ora passa al Senato e prevede l’introduzione di sistemi di tracciabilità mediante l’uso di codici non replicabili, finanziati grazie a degli appositi contributi.
Un percorso a ostacoli. La legge, presentata nel lontano 2013 in Commissione Attività produttive dal deputato Pd Angelo Senaldi, ha avuto un percorso piuttosto lungo e travagliato: “Lo scoglio più grande da superare – spiega Senaldi – è stato quello di verificare la compatibilità del nostro testo con le normative europee, onde evitare di ricevere lo stop dell’Ue come è già successo, ad esempio, per la legge Reguzzoni sull’etichettatura dei prodotti tessili che poi è rimasta lettera morta dopo la bocciatura europea. Per questo la legge richiama con forza il concetto di tutela dei consumatori e della salute. Sono passati così tre anni per arrivare al voto di oggi. E spero che entro la fine del 2016 si giunga all’approvazione definitiva in Senato”.
La carta d’identità del prodotto. La normativa mette a disposizione delle imprese, in particolare le Pmi, appositi contributi affinchè si dotino di nuovi sistemi di etichettatura e certificazione basati su QR-code che i consumatori potranno leggere comodamente con il loro smartphone. Si tratta di un “sistema volontario di autenticazione e di tracciabilità dei prodotti – continua Senaldi – che consente al consumatore di conoscere l’effettiva origine dei beni che acquista attraverso adeguate informazioni sulla qualità e sulla provenienza dei componenti, delle materie prime, sul processo di lavorazione delle merci e dei prodotti intermedi e finiti. Queste informazioni saranno collegate a un codice identificativo non replicabile, che conterrà riferimenti, riscontrabili anche per via telematica, ai dati del produttore, dell’ente certificatore della filiera del prodotto, dei distributori che fornisce il sistema di codici identificativi, nonché l’elencazione di ogni fase di lavorazione”.
Contributi e sanzioni. I contributi potranno essere attribuiti a micro, piccole e medie imprese, a distretti produttivi, a forme aggregative di imprese, quali consorzi, anche in forma di società, a raggruppamenti temporanei di impresa, a contratti di rete, alle start-up innovative, nonché a imprese agricole e della pesca, fino ad una quota pari a 20 milioni di euro.
Previste poi delle sanzioni: sarà punito in base all’articolo 517 del codice penale, che sanziona il diritto di vendita dei prodotti industriali con segni mendaci, “chiunque appone a prodotti destinati al commercio i codici di cui alla presente legge, che contengano riferimenti non corrispondenti al vero, ovvero pone in vendita o mette altrimenti in circolazione i medesimi prodotti”.
Fonte: La Repubblica