Lavoro: l’Italia punta su profili qualificati, +5% nel 2020

Due persone su cinque che troveranno lavoro entro il 2020 avranno una qualifica elevata, il 5% in più rispetto al 2016. Il fabbisogno di figure intermedie calerà, invece, di due punti percentuali portandosi al 31% della domanda totale, mentre resterà stabile al 27% la richiesta di professioni non qualificate. Sono le previsioni messe a punto da Unioncamere in collaborazione con il Gruppo Clas sul mercato del lavoro nel prossimo quinquennio.

Saranno 2,5milioni le persone che complessivamente entreranno nel mondo del lavoro come dipendenti, imprenditori o professionisti entro il 2020 nelle imprese o nella Pubblica amministrazione e avere un profilo professionale qualificato offrirà maggiori chance di occupazione. Secondo le previsioni di Unioncamere, quindi, su 100 persone che troveranno un lavoro entro il 2020, 41 dovranno avere una qualifica elevata (le cosiddette high skill) e saranno 2 in più del 2016.

L’analisi stima che gran parte dei 2,5 milioni dei nuovi ingressi sostituirà personale giunto alla pensione o, in misura più contenuta, andrà ad occupare una posizione lavorativa nuova, generata dalla crescita economica. Quest’ultima è stata calcolata sulla base delle previsioni formulate dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale, che stimano che, tra il 2016 e il 2020, l’occupazione in Italia aumenterà complessivamente del 2,1% (+0,4% l’anno).

La mappa dei lavori del prossimo futuro disegnata da Unioncamere mostra che le professioni del commercio e dei servizi e quelle tecniche saranno quelle che, sotto il profilo puramente numerico, offriranno maggiori opportunità di occupazione nei prossimi 5 anni. Nel primo gruppo, spicca il fabbisogno delle professioni qualificate nelle attività commerciali (236mila unità), seguite da quelle che operano nei servizi culturali, di sicurezza e alle persone (136mila) e nelle attività ricettive e della ristorazione (119mila).

Tra le professioni tecniche, invece, le maggiori opportunità riguarderanno i profili organizzativi, amministrativi, finanziari e commerciali (circa 212mila unità), i tecnici nelle scienze della salute e della vita (136mila) e i profili scientifici, ingegneristici e della produzione (119mila).

Molto elevata, però, anche la quota che sarà riservata alle professioni specialistiche: oltre 460mila i posti di lavoro previsti tra nuova occupazione e turnover. Tra queste, prevalgono gli specialisti della formazione e della ricerca (circa 164mila unità in 5 anni) e delle scienze umane, sociali, artistiche e gestionali (125mila). I primi comprendono soprattutto gli insegnanti e i professori di scuola superiore; tra i secondi troviamo figure quali l’esperto di marketing e lo specialista della gestione e del controllo dell’impresa.

Seguono con un certo distacco le professioni impiegatizie (295mila complessivamente), tra le quali spiccano gli addetti alla segreteria e alle macchine da ufficio (146mila unità). Tra gli operai specializzati e artigiani (267mila nel complesso), il gruppo più numeroso è quello degli artigiani e operai specializzati dell’edilizia (quasi 100mila unità). Gli ultimi due posti della classifica del fabbisogno sono occupati dalle professioni non qualificate (262mila) e dai conduttori di impianti industriali e mezzi di trasporto (163mila), tra i quali prevalgono i conduttori di veicoli e di macchinari mobili (88mila unità).

Se questi sono i profili che, viste anche le specializzazioni settoriali del nostro tessuto economico, genereranno in futuro le più cospicue opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, andando più nel dettaglio è possibile individuare le professioni destinate ad aumentare rispetto ad oggi. Tra le figure high skill più dinamiche, al primo posto si incontrano gli “altri specialisti della formazione” (oltre 39mila quelli previsti in 5 anni), tra i quali sono compresi gli esperti di formazione aziendale, gli orientatori, gli insegnanti di sostegno e quelli di lingua italiana per stranieri. Tra le figure medium skill emergono le professioni qualificate nei servizi personali (più di 93mila, includendo gli addetti all’assistenza per anziani, disabili e bambini), mentre tra le low skill il maggior ricambio interesserà i conduttori di convogli ferroviari e altri manovratori (8.600).

 

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