CATANIA – Saracinesche chiuse e mai più rialzate.Botteghe e attività artigianali che scompaiono ogni giorno, schiacciate da una crisi senza precedenti che pesa come un macigno sull’economia siciliana e non solo.
I dati dei primi tre mesi del 2016 parlano chiaro: oltre 750 imprese artigiane hanno chiuso battenti con 1.071 iscrizioni all’albo degli artigiani e 1.848 cancellazioni.
“Tutto questo è il frutto di una mancanza di responsabilità politica per la quale le istituzioni dovrebbero essere messe sotto accusa e pagarne le conseguenze – commenta Antonino Gasparo, presidente di Uils e CILA Nazionale -. Sono ingenti i danni provocati all’economia artigiana, settore di estrema importanza, peraltro protetto dalla Costituzione”.
“Anziché valorizzare e proteggere un’eccellenza di estremo valore – incalza Gasparo -, la si sta soffocando fino allo sfinimento con tassazioni insostenibili, con il rifiuto delle banche di dar credito alle attività, con la mancanza di sensibilità su un settore che da sempre è sinonimo di qualità, perizia ma anche di impegno e sacrificio”.
Secondo i dati di Confartigianato Imprese Sicilia sono 8,6 le imprese artigiane che ogni giorno escono dal mercato, interrompendo attività anche dalla tradizione centenaria.
La classifica delle “soffocate” vede in testa la provincia di Enna con un -0,59%, seguita da Caltanissetta con -0,50% e Catania con -0,23% (con la chiusura di 235 imprese, 1.640 iscrizioni e 1.875 cancellazioni).
Seguono Agrigento (-0,14%) Messina e Siracusa (-0,10% e -0,07%).
Sembra respirare, invece, la provincia di Palermo +0,12% e un saldo positivo di 115 imprese.
Fonte: www.newsicilia.it