Il contesto economico in cui hanno dovuto operare le Pmi in questi anni è stato particolarmente duro: negli ultimi 12 mesi hanno chiuso oltre 390 imprese al giorno. Emerge da una ricerca di Rete Imprese Italia con il Ref.
E se la crisi non si fosse mai verificata, il Pil oggi risulterebbe superiore del 15%, ovvero 230 miliardi di euro, rispetto ai livelli attuali, ”con evidenti riflessi sui bilanci delle imprese e sul tenore di vita delle famiglie”. Nonostante tutte le difficoltà, a trainare l’occupazione sono le micro-imprese, quelle con meno di 10 addetti, che sono riuscite a incrementare l’occupazione anche negli anni bui della crisi. Rete Imprese Italia calcola 375mila posti di lavoro in più fra il 2011 e il 2015. Va infatti considerato il ruolo delle piccolissime imprese nell’assorbire l’occupazione espulsa altrove, rappresentando uno sbocco occupazionale alternativo al lavoro dipendente. Cresce anche la qualità degli occupati nelle Pmi: +25% di laureati, pari a 530mila posti in più nel 2015 rispetto al 2007.
Il primo ostacolo alla crescita è il fardello delle tasse continuano a schiacciare le Pmi italiane: l’incidenza fiscale supera infatti il 61% di media ma in alcune zone si spinge oltre il 70%, complice la fiscalità locale. “Diamo atto all’attuale Esecutivo della volontà di imprimere un’inversione generale di tendenza, dobbiamo però registrare che le scelte adottate in tema di fisco, con il taglio dell’Irap e del costo del lavoro, hanno inciso in modo diseguale fra piccole e grandi imprese, a vantaggio evidente di queste ultime” dice Massimo Vivoli, presidente di Rete Imprese. “Dello stesso taglio dell’Ires – aggiunge in occasione dell’assemblea nazionale dell’Associazione – beneficeranno soprattutto le imprese più strutturate”
Rete imprese, addio 390 imprese a giorno
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